lunedì 17 gennaio 2011

respirH2o

Oliver stanotte ha avuto un incubo.
Dalla mia stanza l’ho sentito mormorare qualcosa nel sonno, prima piano, poi con più forza, con decisione, come se stesse cercando di svegliarsi ma non ne fosse capace.
Allora mi sono alzata e sono entrata in camera sua, senza fare rumore. Mi sono seduta sul bordo del letto, gli ho appoggiato una mano sulla fronte ed ho avvicinato il naso al suo orecchio.
- Oliver, svegliati. Stai sognando, stai solo sognando -, ho sussurrato.
Lui per un momento ha trattenuto il fiato. Poi l’ho sentito aprire gli occhi, ho sentito le sue ciglia sfiorarmi il palmo della mano.
- Sei tu? -, ha chiesto.
- Sì. -
- Accendi la luce? -
- Ok. -
Ho staccato la mano dalla sua fronte e ho allungato il braccio per premere l’interruttore. La luce ci infastidiva, e per qualche secondo ci siamo guardati tenendo gli occhi socchiusi.
- Stai bene? -
- Sì. Adesso sì, meno male che sei arrivata. Arrivi sempre. -
- Ma io sento quando fai un brutto sogno, lo sai? Per questo mi alzo e ti vengo a svegliare ogni volta. -
- Perché lo senti? -
- Non lo so. Però è così. -
Mi sono stesa di fianco a lui, ad occhi chiusi.
- Lo sai che cosa ho pensato? -, ha fatto dopo un po’, girandosi verso di me.
- No, cosa? -
- Che certe persone sono così vicine, così unite, davvero, che è come se fossero una molecola d’acqua. Anzi, per essere precisi, sono le due molecole di idrogeno dell’H2O. Sai, quella con due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, no? Quella. L’abbiamo studiata a scuola.-
- Sì, certo. -
- Ecco. Quelle persone sono come i due atomi di idrogeno. Dividono lo stesso ossigeno. -
- Cioè dividono lo stesso respiro. -
- Sì. Anche da lontano. -
Ho aperto gli occhi.
- Hai pensato una cosa bellissima. -
- E vera, anche. -
- E vera. Certo. -
- Forse noi siamo così. -
- Mi sa di sì. -
Oliver ha voluto che gli leggessi una storia, per farlo riaddormentare, così ho preso Fiabe Italiane dal suo comodino e ho cominciato a leggere a bassa voce. Lui però sembrava prestare più attenzione ad una mosca che ronzava per la stanza e che, di tanto in tanto, si fermava sulla pagina del libro.
- Posso leggere un po’ io?, – ha domandato.
- Se vuoi. -
- Dove siamo arrivati? -
Con l’indice gli ho indicato un punto sulla pagina e lui ha cominciato a leggere.
Dopo un po’ ha chiuso di colpo il libro, fortissimo. Voleva schiacciarci dentro la mosca.
Ha trattenuto il respiro, ha riaperto. La mosca non c’era.
Io ho guardato da un’altra parte e ho sorriso.

(Racconto scritto per "Il Buco - note di uno stitico", n. 2.)

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